Sabato 22.08.2015
Cordoba: Moschea e Cattedrale, la Porta del Ponte, ponte romano, la torre della Calahorra, Piazza del Potro, Piazza della Corredera, giardini dell’Alcazar dei Re Cristiani
Val la pena? Saltare giù dal letto, nel cuore della notte, precipitarsi con un aereo non comodissimo, ad ovest, dove, dicono, la terra andalusa regala, in questo periodo, solo un clima torrido? Noleggiare un’auto e percorrere un’immensa pianura rigogliosa di olivi, generosa di frutti …. e giungere a Cordoba città contesa da mori e cristiani?
Val la pena? Scivolare e vagare a lungo per le vie strette e ridenti, per le piazze calde e luminose dell’antico borgo dalle architetture variegate, quasi in eterno conflitto eppure meravigliosamente tra loro fuse di artisti spagnoli e arabi?
Val la pena? Sedersi e gustare la “pajella” o una frittura dall’odore invitante a “lamalagucina” e tornare nell’ospitale “boutique” per un meritato riposo a ricaricare le pile?
Val la pena? Penetrare nel cuore artistico, pulsante, di questa città: la moschea/cattedrale per scoprire come, dal conflitto di religioni, possa scaturire un capolavoro d’arte, immenso, raffinato, dove le cromature ed i rilievi e le decorazioni degli arabeschi si intersecano con gli ori, i quadri, i rilievi lignei degli aragonesi, dove gli archi a tutto sesto in stile ottomano, si alternano a quelli slanciati del gotico?
Val la pena? Scoprire come questa terra, così occidentale, porta in grembo il seme della nostra civiltà romana, significata dal maestoso ponte sul “Guadalquivir” o dai resti solenni di un tempio romano indici di una dominazione che rese l’Iberia una provincia dell’impero di Roma?
Val la pena? Uscire di nuovo, a sera, alla ricerca di un locale caratteristico, cenare all’aperto in una piazzetta dove odori, voci, suoni, si fondono con la cortesia degli astanti?
Val la pena? A notte, quando qui si accende la vita, entrare nell’ “Alcazar” dicono “dei re cristiani” ma che ha in nuce il gusto e la traccia dei califfi, visitare i giardini, rigogliosi di fiori e piante come i nostri “giardini all’italiana” e godersi uno spettacolo unico di giochi d’acqua sapientemente architettati da una coinvolgente regia, capace di valorizzare la cultura, le tradizioni, la storia dei luoghi?
Val la pena? Chiudere una maratona di ventiquattro ore col meritato riposto? Sì, ne è valsa la pena! Almeno per due motivi Uno: condividere in amicizia la gioia di una vacanza speciale Due: festeggiare degnamente il compleanno del Fè. Post scriptum (o meglio ante scriptum) Una cosa bella nel volo c’è stata: il culo a tutto tondo della passeggera magrebina, procace, con tanto di cerniera birichina che mi si è parato davanti all’arrivo e mi ha fatto esclamare “perbacco, questa faccia non mi è nuova!!!”
Valutazione complessiva 5 stelle.
Domenica 23.08.2015
Granada: Plaza Isabel, Plaza Nueva, Cattedrale, Mirador San Nicolas, la Carrera del Darro
La statale agevole silente e poco trafficata, si srotola come un lungo nastro nero-argentato, abbandona le coltivazioni di pianura e si incunea fra le colline lasciando alle spalle Cordoba, assonnata, per dirigersi verso la Sierra Nevada. Duecento chilometri di panorama collinare con una sola coltura: “L’olivo”. Quante sono? – ci si domanda … -più di cento – è la scontata risposta ed il pensiero corre agli amici Peppe e Giorgio… Dopo aver contato un miliardo di piante di olivo, ci accoglie Granada adagiata in una conca d’oro baciata dal sole. La città è nitida, linda, non caotica ma il navigatore fa qualche bizza e un omino in motorino ci fa strada fino al “Dauro” Hotel centrale accogliente e pulito. Iniziamo la visita della città ed entriamo nel municipio al centro informazioni turistiche, dove una graziosa ragazza riesce in qualche modo a prenotarci la visita per la “ALHAMBRA” per il dì successivo, consegnandoci una carta-pay che consente anche la visita ad altre opere d’arte e musei ed include perfino i biglietti per l’autobus. La città è accogliente, percorsa da una strada centrale con larghi spazi attrezzati, piazze luminose, pavimenti nitidi e vie che diventano sempre più strette fino a ridursi in vicoli intrigati in dedali da percorrere col “filo di Arianna”. Compressa in questo particolare sistema urbanistico, ecco sorgere immensa la Cattedrale di stile gotico-rinascimentale. Cinque navate e una larga abside raccontano di una magnificenza e di una potenza della “Chiesa” che qui è sinonimo di connubio con lo “Stato” e di amministrazione del potere. Una pala dorata copre in tutta la sua ampiezza ed altezza l’abside con raffigurazioni religiose che, per l’allora diffuso analfabetismo, dovevano significare catechesi illustrate. Sul retro dell’abside ampie teche raccolgono manoscritti di canti in gregoriano con preziosissime miniature. La sacrestia in mobili d’epoca è corredata di specchi per un ultimo sguardo dei prelati, al fine di riordinarsi le vesti. Due organi a canne sembrano diffondere le loro melodie ed invitare alla prece. All’esterno, sulla piazza del sagrato, giovani artisti di strada richiamano con le loro danze l’attenzione dei passanti al ritmo coinvolgente del “flamenco”.
Ed io mi gusto ed assaporo questo misto di odori e suoni un po’ andalusi, un po’ orientali che trascinano lontano la mia fantasia.
Un percorso in bus ci porta a “San Nicolas” una collina dirimpetto a l’Alhambra dove un terrazzo si affaccia nel vuoto e permette di godersi la vista d’insieme di quel magnifico sito Unesco che è appunto l’Alhambra. A sera percorriamo la “Carrera del Darro” un camminamento lungo un canale alla scoperta della parte più antica della città.
Lunedì 24.08.2015
Granada: il Palazzo di Carlo V, Alhambra, Giardini del Generalife, Alcazaba, Cappella Reale, Monastero di San Jeronimo
Torri alte di difesa di avvistamento mura solide circondano lo sperone che domina la città e ne celano i tesori.
“L’Alcazar” è eretto a tutela di uno scrigno che racchiude bellezze indicibili “l’Alhambra”
una dimora che fu di emiri e califfi raffinata nei suoi patio dalle colonne e archi slanciati dagli arabeschi simili a ricami che pazienti tessitori hanno forgiato su pietra
Fontane zampillanti danno respiro a ninfee candide e diffondono freschezza in un concerto di acqua che rappresenta la sacralità della vita
Giardini immensi fiori di ogni genere diffondono il loro profumo nell’aria che si confonde con quello della terra rimossa dalle abili mani di pazienti giardinieri
Qui anche i re cristiani vollero porre la loro dimora lasciando il loro segno con una architettura meno raffinata ma pur sempre valida nel Palazzo Carlo V dall’immenso chiostro ovale
E poi ancora percorsi nei giardini che si snodano tra piante, fiori e frutti di ogni genere fino al “Generalife” la dimora dei generali e centro di divertimento per gli adepti di corte
Un polmone di verde nella città, una città nella città, ancora intatta che a visitarla ci riporta dapprima i suoni e le danze dei sultani poi il rumore delle armi ed infine gli schiamazzi delle dame e cavalieri della corte di Re Ferdinando e della sua sposa Isabella che, nel 1492, iniziarono la leggenda del Nuovo Mondo dando origine ad una nuova era storica che porterà ai nostri giorni.
“Paese che vai… pianese che trovi”
Ci stiamo per recare, nel pomeriggio, al Monastero di San Jeronimo, dopo aver visitato la stupenda Cappella Reale, dalla splendida pala dell’altare maggiore, e simulacro dei primi re spagnoli Ferdinando ed Isabella
quando …
incontriamo una comitiva di italiani e fra loro i pianesi Maurizio e Paolo con le rispettive consorti. Non c’è niente da fare i pianesi li trovi dappertutto.
Proseguiamo verso la nostra meta, dopo un caloroso saluto, e godiamo della sacralità di un luogo San Jeronimo appunto, dalla bella Chiesa con ricca pala aurea dell’altare, dal bel chiostro ricco di piante di arance, dal Convento ancora in funzione con le suore di clausura intente alla preghiera vespertina in gregoriano.
Valutazione: 5 stelle.
Martedì 25.08.2015
Benalmadena: Benalmadena Costa, Benalmadena Pueblo
E allor mentre che a Piano, dicono, la tempesta allaga, noi dirigiamo il veicolo sulla rotta di Malaga cantando a squarciagola un “do – re – mi – fa – sol” spostiam le nostre natiche sulla “Riva del Sol” dove, per un giorno, senza camminare stendiam nel bagnasciuga i corpi ad abbronzare.
Per dir la verità c’è tanta gente in tanga ma qualcheduna è brutta che il ciel non ce la manda e invece di tirarci un poco su il morale ci cade tutto a terra … e ma così non vale!!! L’acqua è assai profonda e sembra ben pulita
ma quando vai a tuffarti ti accorgi che è stecchita e dopo un quarto d’ora sembri un bel ghiacciolo che steso ad asciugare si scioglie lì da solo.
A pranzo un’insalata e appena due sardine tanto per fermar lo stomaco e eliminar tossine infine un altro tuffo per salutare il mare prima che l’orario ci imponga di rientrare all’albergo “Pueblo” semplice e accogliente che c’ha solo due stelle ma non è mal per niente un poco di gelato e una cena prelibata per terminare questa riposante giornata e come disse il Belli in un noto sonetto una pisciatina… e in santa pace ce ne andiamo a letto.
P.S. Il pezzo era nato così nel tardo pomeriggio, ma conviene non concludere prima che gli eventi siano avvenuti, infatti nel dopocena siamo stati colpiti dalla bellezza di Benelmadena dove è situato il nostro albergo.
Il borgo ridente è tutto un intreccio di viuzze fiorite, un lastricato perfetto e le case tutte tinteggiate di bianco, le piazze si affollano di gente che invade i negozi ricchi di particolari souvenir, ricami, pizzi e merletti. I bistrot e le locande caratteristiche accolgono i turisti regalando loro contesia e ristoro. Nella piazza principale la Chiesa del XVI secolo sembra una architettura messicana e contiene al suo interno una preziosa pala lignea dorata. La piazza stessa si affaccia a terrazza sul mare dominando il Golfo di Malaga e lasciando intravedere un castello fiabesco posto su un promontorio. Sembra di scorgere una “Torre di Palme” o una piccola “Pienza” bianca, affacciata sul mare.
Mercoledì 26.08.205
Benalmadena escursione a Malaga: Cattedrale, Cittadella (Alcazaba de Malaga), Castello di Gibralfaro, Fondazione Picasso
Come pietra preziosa incastonata tra porto e Alcazaba si erge possente la Cattedrale di una Malaga ancora assonnata che ci accingiamo a visitare di buon mattino. Le vie della città sono invase dalle mercanzie in carico e scarico che preludono alla vita caotica del giorno a venire e non appaiono nitide come quelle di Cordoba o Granada. La facciata policroma del tempio, affiancato all’episcopio di notevole bellezza, è delimitata dalle torri imponenti una delle quali, ahimè, incompiuta. L’interno è immenso, a tre navate, dai volumi enormi, in stile tardo gotico rinascimenetale di magnifica fattura, ma proprio al centro della navata principale si erge un coro ligneo per celebranti, preziosissimo e finemente lavorato, delimitato da due organi a canne, d’epoca, e con sovrastante uno spazio forse dedicato agli accoliti o altri ordini religiosi.
Il risultato di questa struttura, in sè bellissima, è che impedisce ai fedeli retrostanti la navata centrale, la visuale dell’altare maggiore impreziosito da pala lignea dorata. Le numerose cappelle ricavate ai lati e fin sull’abside, sembrano una merlatura che adorna tutto il monumento. L’intero complesso, circondato da un rigoglioso giardino, comprende un piccolo museo che mostra paramenti sacri, oggetti preziosi, sculture lignee e quadri in tema religioso di buona fattura.
La nostra visita prosegue e ci conduce in Alcazaba che sorge su di una collina a dominare la città. La residenza dei visir e degli emiri è sempre affascinante con i suoi patio, arabeschi, giardini rigogliosi, acque e fontane. Questa, in particolare, è circondata da mura e torri ed è perfettamente integrata nel sistema difensivo della cittadella.
Recenti scavi hanno poi portato alla luce un anfiteatro romano, proprio ai piedi dell’Alcazaba indice di una presenza latina antica, dove oggi si tengono concerti e manifestazioni teatrali.
La lunga ascesa ci porta alla parte superiore della collina, al “Castillo di Gibralfaro” dove un castello in parte restaurato domina la città e offre una vista completa sul porto, la Cattedrale e la “Plaza de Toro”. Anticamente doveva sorgervi un faro poi trasformato in fortezza; oggi un museo militare mostra ai visitatori lo svilupparsi delle tecniche militari e delle armi nei secoli passati.
Nel pomeriggio visitiamo i luoghi che dettero origini all’artista più insigne della città: Pablo Picasso.
Attraverso le vie e i vicoli di questo grosso centro marinaro ci dirigiamo al garage a riprendere l’auto per lasciare il caos del porto e della città e tornare alla quiete del nostro albergo “El Pueblo” e del suo magnifico borgo Benalmadena ridente nei suoi vicoli pieni di fiori, di accoglienza e festosità.
Benalmadena: 5 stelle
Malaga: 3 stelle
Giovedì 27.08.2015
Ronda: Plaza de Toro, Ponte Nuovo
Ci dirigiamo verso Siviglia e ci accingiamo a lasciare la Costa di Malaga di buon mattino per incunearci nel cuore dell’Andalusia. Andando verso Ronda ci immaginiamo un piccolo centro che racchiude un tesoro: i ponti sulla gola di “El Tajo invece troviamo un grande agglomerato urbano suddiviso in zona nuova e vecchia da questa profonda frattura di scogli alta più di 100 metri. Il Ponte Nuovo, con la sua imponenza ci mostra una architettura veramente monumentale, come pure notevoli appaiono, più in basso nella gola, i due Ponti Vecchi.
Lungo un suggestivo percorso pedonale scopriamo la parte araba più antica della cittadina -la ciudad – con i suoi bagni risalenti al secolo XIII, c’è anche una grande arena a significare che Ronda è la patria delle corride, dove la gente si accalca a prenotrarsi per spettacoli futuri (quelli attuali sono già esauriti). Finalmente, nella pausa pranzo, riusciamo ad assaggiare la “tapas” (da noi già ribattezzata “la topa” chissà perchè??? – “testa è una mezza idea, disse il Tode, ma testa è una fissazione…” Con soli 10 euro una “tapas o topa” e due birre ……. è costato più il gelato… 10 euro preso subito dopo…. ma era carte d’oro e ci ha ricordato il gusto del gelato di Daiana.
Siviglia
Dopo chilometri e chilometri di “nulla” giungiamo a Siviglia, ci rifugiamo in albergo per ripararci dal caldo e riposare prima di uscire per la serata e prendere le misure delle distanze e dei siti principali da visitare. L’hotel “Monte Triana” che ci ospita è sulla riva opposta del centro storico. A separarci una bella passeggiata (poi prenderemo l’autobus 43) ed il fiume Guadalquivir.
A prima vista la città, che pare dominata dalla sua immensa Cattedrale, ci si presenta vivace, pulita ed accogliente. Solo le numerose carrozze con i cavalli lasciano scie poco piacevoli per l’olfatto. La cena, servitaci in un localino dignitoso, è buona ed economica ed il cameriere, tifosissimo del Siviglia, scherza con noi iuventini sugli abbinamenti che ci vedono insieme nel girone di Champions. L’aria si sta raffrescando solo “alla Tarda” e mentre rientriamo in albergo, progettiamo piani di difesa per la prima vera giornata di caldo che andremo ad affrontare l’indomani.
A proposito di clima: tutti dicevano che avremmo incontrato una temperatura torrida invece, fino ad oggi, il clima è stato clemente e le temperature miti. Solo per questo fine settimana, a Siviglia, è previsto un gran caldo ma … ci stiamo attrezzando.
Venerdì 28.09.2015
Siviglia: Porta dei Principi, Il rione di Santa Cruz, l’Alcazar (palazzo reale), Cattedrale, la Giralda, Plaza de Toros
“Prendiamo il 43” Dopo una buona ed abbondante prima colazione, ci dirigiamo verso il centro della città con l’autobus risparmiando energie per il giro turistico. Siviglia è ancora mezza addormentata quando noi ne raggiungiamo il cuore. La strategia è semplice:
-visita al “Bario de Santa Cruz”
– pausa per uno spuntino
– e a seguire, nelle ore più calde, rifugiarsi nella cattedrale e nella Giralda.
Come perfetti soldati seguiamo il programma ed effettivamente evitiamo di bruciarsi al sole.
Il quartiere di Santa Cruz, con le sue piazzette (Santa Cruz, Donna Ermida…..) ed i suoi vicoli stretti e tortuosi, con le sue case bianche, con finiture policrome su porte e finestre, le terrazze con le ringhiere in ferro battuto e l’alternarsi di piante, fiori, gelsomini, agrumi, rappresenta una festa per gli occhi e l’olfatto dei visitatori. Piccoli negozi di arti e mestieri, minuti locali pubblici per bar o ristoro, o vendita di souvenir, fanno di questo quartiere silenzioso, non percorso dal traffico, una città nella città. La vita scorre scandita dal cinguettio degli uccelli, dal vociare sommesso degli abitanti, ed un sorso di pace e serenità sembra cadere dal cielo come le piante rampicanti rigogliose di colori.
Dapprima gli arabi, poi gli ebrei, con la loro ricchezza, infine i cristiani, hanno lasciato la loro impronta architettonica in questo sito dove poeti ed artisti hanno cantato, scritto e composto opere dal valore immenso.
ALCAZAR
Il sole comincia a salire, prende potere dal cielo e irrora la terra di raggi copiosi, noi ci addentriamo nell’Alcazar un po’ per riparo, un po’ spinti dalla curiosità e dalla voglia di paragonare questo insieme di monumenti: dimora dei visir, dimora dei re di spagna e giardini a quelli già visitati a Granada o Cordoba. La visita procede spedita, armati di guida sonora, nei vari locali, ma stanze dei principi, patio, sale di ricevimento sale del trono e vestiboli, si succedono in un crescendo di colori, maioliche, giochi d’acqua, ricami arabeschi, volte ed archetti dal fascino indicibile. A differenza di altri siti, qui l’opera dei conquistatori cristiani non ha distrutto o sopraffatto quella precedente, bensì l’ha completata rispettandone lo stile e le costruzioni successive sono in perfetta simbiosi con le precedenti. Così ricami d’oro, di azzurri, di rosa, riflettono il sole in un iride di colori gioiosi che sembrano rincorrersi e giocare con gli zampilli delle vasche e delle fontane poste al centro di ogni patio a tener fresco l’ambiente ed utili per le abluzioni. Infine il giardino immenso, variegato, snoda il percorso del visitatore in un dedalo di sentieri, pergolati, aiuole, siepi, rivoli d’acqua, vasche enormi dove pesci di ogni specie sguazzano imperterriti. Un colonnato sopraelevato consente di avere una veduta di insieme che lascia ancor più stupiti, ed allora si capisce perché questo luogo, da sempre dimora di potenti nel recente passato, costituiva punto di incontro per “l’intellighentia” iberica (il famoso circolo dei 27) i cui artisti hanno scritto o presentato proprio qui, i loro capolavori come la poesia di Garcia Lorca “Alle 5 della sera”. Uscendo dall’alcazar non abbiamo più voglia di dire questo sito è meglio o peggio degli altri, ma ci viene solo di esclamare “questo sito è meraviglioso”.
Una breve pausa per il pranzo ci consente di tirare il fiato prima di tuffarci in visita alla cattedrale ed alla “Giralda”, in realtà la caprese non ha soddisfatto nessuno e l’appuntamento gastronomico è rinviato a sera.
LA CATTEDRALE E LA GIRALDA
Un complesso monumentale enorme in stile tardo gotico si incastona nel cuore della città ed appare visibile da ogni dove, quasi per testimoniare a tutti il dominio della fede. L’interno a cinque navate si scaglia verso il cielo con le sue robuste colonne e contrafforti che culminano in soffitti a volta a vela con motivi e decorazioni moresche. Anche qui il coro ligneo è posto al centro del tempio e impedisce la visuale di insieme. La pala dell’altare, d’oro fino, è carica i icone, statue, decorazioni da mozzare il fiato. Ma tutto, proprio tutto, dalla più piccola cappella al sacrario principale è chiuso da alte e possenti grate (quella dell’altare maggiore addirittura laminata in oro) che impediscono l’accesso e la fruizione piena dell’opera d’arte, anche se proteggono da atti vandalici. Con questo sentimento di delusione per non poter apprezzare in pieno un così monumentale tesoro, ci dirigiamo alla “Giralda”.
Il campanile della cattedrale, così chiamato perché alla sua sommità è posta una parte girevole con il vento, è la torre più alta della città. Al suo esterno appare alleggerita dalle numerose aperture e decori; all’interno una comoda rampa di ascesa consente ai visitatori di conquistarne la sommità fino al piano delle campane, per ammirare dall’alto il bel panorama di Siviglia. Usciti dalla Giralda ci dirigiamo all’albergo per rifuggire la calura incipiente e per un meritato riposo
A sera / la vita si sveglia / a Siviglia / la gente / invade le strade / e le piazze / col placido andamento / del Guadalquivir / i locali / diffondono intorno / odori, sapori, suoni, voci / che sanno di compagnia / e di calore mediterraneo / una piazza / raccoglie gente di passo / artisti di strada / eccoli esibirsi / nei loro canti / caldi di ritmi andalusi / scherzosi eppur commoventi / coinvolgenti / con la loro mimica scanzonata / e con le loro voci corali educate / e la gente siede / e rista’ / lascia cadere il centino / che suona non come elemosina / ma gratuità /
La notte / ammanta i quartieri / ancora vocianti / e ci spinge / al meritato riposo.
Sabato 29.08.2015
Siviglia: Torre dell’Oro, Piazza di Spagna, Hospital de la Caridad, la Macarena
Ma a noi, viandanti toscani, raffinati di palato ed all’arte con l’occhio abituato, cosa hai da dire ancora Siviglia?! Ci hai illustrato i tuoi storici cimeli, solo ieri hai schiuso la Plaza de Toros ed i suoi usi, costumi e tradizioni alla vista incredula di noi tutti, suscitando sentite emozioni. Ci spinge il fresco del primo mattino alla Torre dell’Oro, baluardo sul fiume, di fattura moresca; al Palazzo di San Telmo, regalato dalla regina al prelato eruz poi rivenduto con mossa furbesca. Ci si staglia davanti il grande Palazzo dell’Università che, da fabbrica di tabacco in stile coloniale, è stato riattato ad un uso geniale; infine la stupenda, immensa Piazza di Spagna, con porticati, torri, fontana e canale che con i suoi ponti tutta la bagna. Un polmone di verde è il parco di Maria Luisa dove chi siede riposa senza alcuna fretta. Torniamo al Santa Cruz, “Barrio” di artisti per sperderci nei vicoli e far gli ultimi acquisti. Una pausa pranzo in piazza Donna Elvira e poi col bus ci dirigiamo alla Macarena, non prima di aver incassato una delusione all’Ospedale della Carità (5 euro) un vero e proprio bidone. Ora che il caldo comincia a picchiare non ci resta che prendere il C3 e tornare in albergo, almeno il fresco lì c’è.
n.d.r. Temperatura ore 16,30: 42 C°
VOTO A SIVIGLIA 5 STELLE A PRESCINDERE
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